In questo sito vengono utilizzati cookies tecnici necessari alla fruizione del sito stesso. Vengono inoltre utilizzati cookies di terze parti (google) per la raccolta di informazioni sulla fruzione del sito. Non vengono in alcun modo raccolte informazioni in grado identificare gli utenti. Le informazioni raccolte non vengono in alcun modo cedute ad altri soggetti.

>> news
In memoria di un Grande ( Gianni Bonadonna 1934-2025) [11/09/2015]

 Domenica 6 settembre Gianni Bonadonna ci ha lasciato ,

dopo anni di lotta coraggiosa per oltrepassare gli esiti di un ictus emorragico 

 

 il suo lascito scientifico , 

di primaria importanza per l'Oncologia italiana,  e' consegnato alla Storia 

 

Avemmo l'onore nel 

di averlo ospite ai nostri incontri a Negrar nel 

a parlare di medici umani , pazienti guerrieri

 

 Si   era preparato. Un anno fa aveva intitolato il suo ultimo scritto «Appuntamento con il padreterno». Gianni Bonadonna, il grande oncologo, è morto ieri notte nella sua abitazione di Milano. Aveva 80 anni e alle spalle una vita di battaglie, per la medicina, per la ricerca e per l’umanità. Lascia dietro di se una scia di grandezza e di coraggio che onorano la medicina e l’istituto dove ha lavorato per più di trent’anni: quello dei Tumori di via Venezian, a Milano. Ma onorano anche l’Italia, per l’omaggio che il mondo scientifico internazionale gli ha sempre tributato, riconoscendo a lui il merito di aver sconfitto il linfoma di Hodgkin e cambiato l’approccio alle cure contro il cancro, con la chemioterapia audiuvante nel carcinoma del seno, un protocollo che nel 1976 aveva spinto il New England Journal Of Medicine a dire che «a Milano c’è un’altra Scala», ed è quella di via Venezian, dove Bonadonna e la sua squadra di ricercatori si battono contro il cancro. 

«In pochi anni abbiamo attraversato la storia dell’oncologia» ha ricordato nel libro “Medici umani pazienti guerrieri”, in cui ricostruisce la sua biografia e racconta l’ictus che a sessant’anni lo ha colpito bloccando la sua attività di ricerca, scavando in lui un altro sentimento: quello dell’umanità, di una medicina che si mette nei panni del paziente, dall’altra parte, appunto. «Alla scuola del malato i medici arrivano impreparati: E’ ora che nelle Facoltà di medicina ci sia un nuovo esame per chi deve curare le persone: quello di umanità».

lo ricordiamo con questo articolo di Giangiamo Schiavi apparso sul Corriere

 

 

 

 


::::::    Creato il : 11/09/2015 da Magarotto Roberto    ::::::    modificato il : 11/09/2015 da Magarotto Roberto    ::::::